Fonte: http://bbc.co.uk
L’annuncio è stato dato questo mercoledì durante un atto pubblico per commemorare la “Giornata del mare”, data che ricorda la sconfitta boliviana per mano cilena nella Guerra del Pacifico (1879-1884), che costò al paese il suo litorale. Quell’ insuccesso convertì il paese andino nell’ unico in America Latina, insieme al Paraguay, a non avere uno sbocco al mare.
Dal secolo XIX i governi boliviani che si sono succeduti hanno reclamato al vicino del sud la restituzione del territorio perduto. Tale esigenza é stata una delle principali direttrici della politica estera di Morales. A febbraio, il cancelliere boliviano si è riunito per la prima volta dopo 60 anni con il suo pari cileno, per discutere sulla possibilità di un accesso marittimo. La riunione ha fatto parte di un’ agenda di tredici punti che la Bolivia e il Cile negoziano dal 2006, e che include questa innovazione fronterizia.
Nel discorso di questo mercoledì, il presidente boliviano ha detto che non sospenderà il dialogo con Santiago, ma ha ammesso che non sono stati fatti progressi nella negoziazione. <<Nonostante 132 anni di sforzi e di dialoghi, la Bolivia non ha un accesso sovrano nel Pacifico e di fronte a questa realtà è necessario fare un passo storico per la speranza e il benessere dei boliviani>>, ha segnalato.
Quantificazione della perdita
Però, aldilà di quello che i boliviani considerano una riparazione storica, quanto è pesato alla Bolivia non avere un accesso al mare? <<La chiusura del paese impedisce che esportiamo gas in Asia o nell’ emisfero del nord>>, ha detto Carlos Orìas, portavoce del Ministero degli Idrocarburi, rispetto al bene di principale esportazione del paese. Orìas ha segnalato che è difficile fare un calcolo di quanto costa alla Bolivia questa limitazione, ma ha invitato a fare una stima comparativa. <<Se uno calcola che la Bolivia riceve circa 300 milioni di dollari al mese dalla vendita del gas al Brasile e dall’ Argentina, è facile dedurre il potenziale che avrebbero i nuovi mercati>>, ha suggerito.
Intanto, dalla Càmara Nacional de Exportadores de Bolivia (Caneb) hanno affermato che la mancanza di un porto proprio ha danneggiato la competitività dei prodotti boliviani. <<Le materie che esportiamo aumentano di prezzo perché dobbiamo trasportarle fino al porto di un altro paese e inoltre questo ritarda i tempi di spedizione>>, ha spiegato la gerente generale della Caneb, Mariana Zamora Guzmàn. Nonostante ciò, la forte domanda internazionale di alcune delle materie prime che si trasportano per via marittima, come il legno, la soia e i minerali, ha fatto si che le esportazioni boliviane siano cresciute.
Spese burocratiche
Un altro pregiudizio per la Bolivia, derivante dal non poter contare su un porto proprio, è la perdita di entrate sotto forma di dazi e spese amministrative. <<Tutte le procedure e le spese burocratiche per i trasporti vengono pagate a un paese terzo>>, ha segnalato José Endara, responsabile del commercio estero della Camera Nazionale del Commercio della Bolivia.
La maggior parte dei prodotti boliviani sono esportati attraverso il porto di Arica, nel nord del Cile. Nonostante si tratti di una zona franca, utilizzare questo terminale ha le sue complicazioni per La Paz. In primo luogo la distanza: la città commerciale più vicina in Bolivia, Oruro, si trova a cinque ore di viaggio. Inoltre, ad Arica, la Bolivia non potrebbe contare su nessuna facilitazione nel caso il porto fosse suo. Forse l’ unica è data dall’ accesso ai depositi dove conservare i suoi prodotti, cosa utile soprattutto per il commercio di soia.
Infrastrutture
Nonostante tutti i settori consultati concordino nel sostenere che la mancanza di un proprio accesso al mare ha comportato una forte perdita economica per la Bolivia, molti ammettono che questo non è stato il principale scoglio allo sviluppo commerciale del paese. <<Nonostante sia certo che la mancanza di un porto proprio ha avuto il suo peso, la realtà è che in questo momento il paese non è preparato per esportare idrocarburi in Asia o in nuovi mercati perché mancano infrastrutture per trasportare il prodotto sulla costa>>, ha dichiarato Orìas, del Ministero degli Idrocarburi.
Per tale ragione allo stato attuale la Bolivia esporta gas solo in Argentina e Brasile, e pianifica l’ espansione di questo commercio verso altri vicini regionali, come Paraguay e Uruguay. La maggioranza degli idrocarburi della Bolivia sono estratti nell’ est del paese e non esistono condutture necessarie per trasportarli per circa 2.000 chilometri fino al Pacifico, attraversando la cordigliera delle Ande.
La rappresentante della Caneb concorda sul fatto che la mancanza di infrastrutture per il trasporto di merci è una grave condizionante per il commercio internazionale, ma relaziona i problemi con la questione sull’ accesso marittimo. <<Non sappiamo come sarebbe stata la Bolivia se avesse avuto un accesso al mare, forse si sarebbe investito di più nella costruzione di infrastrutture>>, ha osservato. Comunque, aldilà della rivendicazione dell’ importanza del reclamo boliviano, Zamora Guzmàn ha obiettato che il limite principale del paese in termini di esportazioni è la mancanza di una pluralità di accordi sul libero commercio, che faciliterebbero gli scambi tra paesi.
(Traduzione di Alfredo D’Alessandro. Università degli studi di Roma Tor Vergata)