Il desiderio che ha spronato altri a visitare i diversi regni del mondo, mi incitò similmente alla medesima impresa. E, poiché molti paesi sono stati assai illustrati dai veneziani, io deliberai nel mio animo di vedere luoghi meno frequentati da loro. Per cui noi, sciogliendo le vele ai venti e col favore di essi, invocammo l’aiuto divino e ci affidammo al mare.
Ludovico de Varthema
“Itinerario nello Egypto, nella Suria, nella Arabia Deserta e Felice, nella Persia, nella India e nella Ethyopia, 1510″.
La Biblioteca Amilcar Cabral – Istituzione Biblioteche del Comune di Bologna, in collaborazione con la Biblioteca dell’Archiginasio, l’IBC dell’Emilia-Romagna e la casa editrice Skira, vi invita alla seguente iniziativa:
lunedì 14 marzo 2011, ore 17 – Sala Stabat Mater – Biblioteca dell’Archiginnasio – Piazza Galvani 1 – Bologna
Ludovico de Varthema, un turista del Cinquecento da Bologna ai confini del mondo
intervengono
Franco Cardini,Università di Firenze
Franco Farinelli, Università di Bologna
Giulio Soravia, Università di Bologna
in occasione della pubblicazione del libro Viaggio alla Mecca di Ludovico de Varthema (Milano, Skira, 2010)
Quasi nulla della vita di questo viaggiatore degli inizi del 1500 è certo e quello che sappiamo di lui è quanto egli stesso ci racconta nel memoriale dei suoi viaggi. Osservatore attento e narratore brillante, Varthema ci ha lasciato una testimonianza minuziosa ed accattivante del suo affascinante girovagare nel suo “Itinerario di Ludovico de Varthema nello Egipto, nella Siria, nella Arabia deserta e felice, nella Persia, nell’India e nella Etiopia“, presentandosi come un avventuriero divorato dal desiderio di conoscere luoghi ancora inesplorati.
Nato a Bologna attorno al 1470, Varthema intraprese un viaggio che nel corso di sei anni lo portò dall’Egitto all’India e che lo vide spacciarsi, a seconda delle necessità e delle circostanze, per medico, mercante, esperto d’armi, di fede islamica o cristiana, dando prova di un’inventiva ed di una presenza di spirito di cui, del resto, Varthema non mancherà mai di vantarsi. Nel Lodovico dell’Itinerario troviamo il gusto del travestimento, dell’adottare nomi ed identità diverse, di impadronirsi della lingua locale, ma anche una coscienza del proprio ingegno e – perché no?- del proprio fascino che fece di lui il prototipo dell’avventuriero capace di scampare a qualunque congiuntura sfavorevole grazie alla sua abilità.
Nel ’500 il viaggio rappresentava ancora una esperienza di tipo individuale e difficilmente l’insieme prezioso di osservazioni artistiche, politiche o etnografiche che i viaggiatori riportavano dai loro viaggi d’oltremare poteva trasformarsi in esperienza culturale organica. Viaggi come quello di Varthema suggerivano formidabili stimoli per ogni settore del sapere erudito, ma l’elite culturale del tempo, per altro molto sensibile, specie a Bologna, al fascino dell’esotico, del raro e dell’inusitato, rifiutava altezzosamente di prendere in seria considerazione le narrazioni di viaggiatori partiti per motivi assai contingenti e pragmatici come, ad esempio, l’apertura di nuove rotte commerciali. Queste particolari condizioni socio-culturali fecero sì che un viaggiatore come Varthema, autore di uno dei più straordinari racconti di viaggio del tempo, dovesse attendere più di un secolo per venire annoverato dalla società erudita tra le glorie della cultura cittadina.
Scritto da Varthema dopo il suo rientro in Italia nel 1508, L’Itinerario fu stampato nel 1510, incontrando a tal punto il favore del pubblico da giustificare nel corso dei secoli numerose riedizioni, nonché traduzioni in latino, spagnolo, tedesco, olandese, francese ed inglese.
L’opera, che ripercorre, almeno formalmente, la tradizione medievale e rinascimentale degli Itinerari, è in realtà una miniera inesauribile di notizie di varia natura sulle società e i luoghi visitati dal viaggiatore bolognese.
Grazie alla fortuna dell’Itinerario, Varthema divenne un vero e proprio prototipo del viaggiatore e il suo nome venne associato ai disegni raffiguranti viaggiatori usati per decorare edizioni di carte geografiche e mappamondi.
Ludovico de Varthema partì da Venezia nell’estate del 1500 per un viaggio che lo portò prima al Cairo e poi, dopo essersi convertito all’Islam, a Medina e alla Mecca. Da lì proseguì poi nei suoi viaggi raggiungendo il Libano, la Siria, lo Yemen, Aden, le coste somale sul Mar Rosso e sull’Oceano Indiano e la Persia. Nelle vesti di mercante visitò l’India, lo Sry Lanka, il Siam, Giava, il Borneo, Mombasa, il Mozambico e S.Elena. Dopo aver trascorso alcuni anni nelle Azzorre ed in altri possedimenti portoghesi come consulente militare, nel 1508 giunse a Lisbona, mettendo fine al suo instancabile viaggiare.