Fonte: http://esreport.wordpress.com/2011/03/09/rigore-di-marca-estone/
Il risultato è andato al di là delle stesse aspettative dei partiti di governo e lo spoglio delle schede, giunto nella serata di lunedì 7 marzo al 90% del totale, assegnava al centrodestra il 58% dei voti. Tradotto in seggi, significa la conquista di 56 deputati sui 101 che costituiscono il parlamento estone». In dettaglio, il partito riformista del premier ha ottenuto 2 seggi in più, gli alleati di Res Publica 4. Il balzo in avanti più ampio lo hanno comunque compiuto i socialdemocratici, passati da 9 a 19 seggi, mentre l’altra forza di opposizione, Il Centro, ha subito un calo di 3 seggi. Per il premier Ansip si tratta del terzo mandato consecutivo: è in carica dal 2005, ma solo nella scorsa legislatura è stato in grado di completare l’intero mandato, sebbene dal 2009 abbia amministrato con un governo di minoranza. Adesso gli elettori gli hanno consegnato una maggioranza piena.
L’Estonia è nota anche per essere uno dei paesi europei in cui i servizi online sono all’avanguardia, tanto che gran parte delle prestazioni fornite dallo stato sono usufruibili dai cittadini semplicemente con un click sul web. Per la prima volta, internet è entrata anche nella cabina elettorale, trasferita per l’occasione sui computer di casa dei singoli elettori: il 15% degli oltre 900.000 elettori aventi diritto ha utilizzato questo metodo innovativo, confermando una forte predisposizione degli estoni, e in particolare, dei votanti più giovani per le nuove tecnologie.
Dal punto di vista politico, a giudizio di molti osservatori si è trattato di una prova di maturità dell’elettorato estone, che ha premiato la politica rigorista impostata da Andrus Ansip, dopo che la crisi finanziaria aveva colpito con particolare forza la vivace ma ancora fragile economia baltica: nell’anno della crisi il Pil del paese aveva fatto registrare una caduta spaventosa del 14%, ma le misure restrittive del premier, che potevano risultare impopolari, hanno consentito una rapida ripresa economica che si è riflessa anche sul mercato occupazionale. La disoccupazione, che nel biennio precedente era cresciuta fino al 20%, è di nuovo calata fino a toccare l’11%.
Per gli estoni, la crisi era stata una vera e propria doccia fredda. Lodati per anni grazie alla straordinaria capacità del Paese di lanciare profonde riforme economiche all’indomani dell’indipendenza da Mosca, gli estoni si erano abituati a misurare solo numeri positivi: creazione di nuove opportunità di lavoro, nascita di imprese a forte vocazione tecnologica, riassorbimento della disoccupazione, consistenti investimenti esteri, soprattutto dai vicini paesi scandinavi di Svezia e Finlandia che ne sono stati i partner principali anche nell’ottica di una ripresa vigorosa dell’intera area baltica. Quest’anno Tallinn vive anche la sua esperienza come capitale europea della cultura, rinsaldando il legame con Bruxelles che è l’elemento fondamentale di una politica estera che guarda con sospetto i rapporti con la Russia.
Questo grande sforzo di ammodernamento dello stato è avvenuto anche a scapito della robusta minoranza russa, figlia degli anni dell’Unione Sovietica, nei quali i territori baltici furono sottoposti a massicce politiche di russificazione. Dopo l’indipendenza i rapporti di forza fra le due etnie si sono rovesciati e la componente russa è stata pesantemente marginalizzata. Secondo le prime analisi del voto, gran parte del 40% di elettori estoni di origine russa ha appoggiato i candidati del partito socialdemocratico. Ma le stime economiche per il 2011 danno ragione al governo di centrodestra, la crescita del Pil è prevista intorno al 4%, il tasso di indebitamento resta il più basso di tutta l’Unione e le conseguenze della crisi finanziaria sembrano ormai superate. Risultati che Lettonia e Lituania, gli altri due stati baltici, guardano con profonda invidia.