Fonte: http://bhadrakumarviews.blogspot.com/2011/04/china-rallies-african-opinion-on-libya.html
Venerdì scorso, a Pechino, la Cina ha sfruttato il dialogo strategico fra ministri degli esteri con la Germania, al fine di reiterare il suo appello per una soluzione politica della crisi libica. Il vice cancelliere e ministro degli esteri tedesco Guido Westerwell si è associato al ministro degli esteri cinese, Yang Jiechi, nel dichiarare che “la situazione libica non può essere risolta con mezzi militari. Vi può essere solo una soluzione di tipo politico e noi dobbiamo avviare un processo in tal senso”.
“Cina e Germania si sono entrambe astenute dal voto della Risoluzione 1973 al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, la qual cosa dimostra che entrambi gli Stati mantengono delle riserve sulla risoluzione” ha dichiarato Yang ai giornalisti. La risoluzione è stata adottata per fermare le violenze e proteggere i civili, ha detto Yang, aggiungendo che la Cina è preoccupata dalle continue segnalazioni di morti e feriti fra i civili e dell’innalzarsi del livello dello scontro militare in Libia. La Cina ha sostenuto che i Paesi coinvolti dovrebbero attenersi strettamente alla risoluzione e rispettare la sovranità, indipendenza, unità ed integrità territoriale della Libia, ha continuato Yang. “Il problema dovrebbe essere adeguatamente affidato a mezzi politici e diplomatici”, ha aggiunto.
La Cina ha ottenuto un grande successo sul fronte diplomatico con l’ottenimento di una posizione comune con la Germania. Ciò avviene appena due giorni dopo il chiaro discorso tenuto da Hu Jintao durante la visita del presidente francese Nicolas Sarkozy. In maniera abbastanza prevedibile, Pechino ha ottenuto una posizione di vantaggio nella crisi libica e si è visibilmente posizionata come la portabandiera dell’opposizione all’intervento militare occidentale. La cosa interessante è che sta agendo in maniera totalmente autonoma.
Xinhua riporta oggi uno stridente commento che pone una domanda retorica: “Perché la Libia e non invece la Costa d’Avorio o la Somalia? E’ una domanda che ci si pone in Africa, – da Città del Capo ad Addis Abeba, da Nairobi ad Abuja. Per quanto ragionevole, la domanda non è stata seriamente valutata e non ha avuto chiara risposta…” L’operazione militare su mandato ONU si basa su un assunto: il leader libico Muammar Gheddafi massacrerà tutti i civili dopo l’assalto della roccaforte orientale dei ribelli, Bengasi. Così, la crisi è latente e l’operazione preventiva. Anche in Africa, sul versante occidentale, va profilandosi una crisi umanitaria in Costa d’Avorio. E’ qui che centinaia di migliaia di persone hanno lasciato in fuga le proprie case e circa 500 sono rimaste uccise dalle forze fedeli al Presidente Laurent Gbabo, che resta attaccato al potere nonostante la sua sconfitta contro Alassane Ouattara nella corsa alle presidenziali del 28 novembre. Perché la Libia e non la Costa d’Avorio?”.
Il commento cita importanti leader africani che fanno eco alle critiche cinesi riguardanti l’intervento occidentale. Il Presidente ugandese Yoweri Museveni ha accusato i Paesi occidentali di usare due pesi e due misure nelle loro pressioni per una no-fly zone e ha domandato: “Perché la Libia e non il Bahrein o la Somalia?” Mentre impone una no-fly zone in un Paese ostile come la Libia, l’Occidente si tappa gli occhi di fronte ad un caso analogo in Bahrein, un Paese filo-occidentale. Abbiamo fatto continui appelli all’ONU per imporre una no-fly zone sulla Somalia, al fine di impedire la libertà di movimento ai terroristi, senza successo. Perché? Non ci sono in Somalia esseri umani simili a quelli di Bengasi? Oppure ciò è dovuto al fatto che la Somalia non possiede petrolio che non sia totalmente controllato da compagnie petrolifere occidentali?”.
Il commento conclude rilanciando l’opinione africana contro l’Occidente. “Nell’arena del mondo, i Paesi africani sono spesso stati considerati una ‘maggioranza silenziosa’. Nei fatti, l’Africa potrebbe non essere così silenziosa. Forse invece la sua voce non è stata valutata e presa in considerazione. Mentre la guerra in Libia si trova in una situazione di stallo e le turbolenze mediorientali sembrano espandersi in Africa, le domande riguardanti la situazione africana richiedono una soluzione razionale, molto più che un qualsiasi approccio sconsiderato”.
Per la piega che le cose stanno prendendo, quanto più continueranno le operazioni militari occidentali in Libia, tanto più grande sarà l’opportunità cinese di rilanciare l’opinione africana. La decisione dell’Unione Africana di non partecipare alla conferenza di Londra di martedì scorso crea uno scenario altamente favorevole per l’offensiva diplomatica cinese in Africa. L’Occidente non ha risposte contro la campagna cinese.
Traduzione a cura di Giacomo Guarini