Fonte: Land Destroyer
La Libia di Gheddafi si trova fra gli Stati Uniti e la loro campagna di destabilizzazione e di cambio di regimi nella regione petrolifera. Non solo questo stallo è nei piani anglo-statunitensi, ma fissa anche un precedente di sfida ad altre nazioni sovrane, che può riprodurre analoghe destabilizzazioni appoggiate dagli USA.
Mentre “tutte le opzioni” sono sul tavolo, gli Stati Uniti probabilmente hanno già fornito agli agenti di Ibrahim Sahad in Libia il supporto dei militari – come avevano già fatto nel 1984.
Non vi è dubbio che i disordini in Tunisia, Egitto e ora Libia siano sostenuti dagli USA. Il leader dell’opposizione Libica, Ibrahim Sahad, del Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia (NFSL) è letteralmente seduto davanti la Casa Bianca a Washington DC, a rilasciare interviste, ripetendo testualmente i discorsi riportati dalla propaganda di BBC, CNN, Fox News e AlJazeera. Nel frattempo, una miriade di organizzazioni statunitensi sta lavorando in tandem con gli appelli di Sahad a ONU, UE, USA e per l’intervento della NATO.
Che forma potrebbe prendere l’intervento e c’è una possibilità che il sostegno militare degli Stati Uniti sia già in corso? Secondo la relazione dell’Istituto Brookings “Quale percorso per la Persia?” è assai possibile che le operazioni militari e di sostegno siano state pianificate con un certo anticipo.
Per quanto riguarda l’innesco di una rivoluzione in Iran, il Brookings conclude che l’Iran quasi sicuramente la schiaccerebbe ad ogni costo, garantendo il fallimento della rivoluzione. Considerando ciò, il Brookings insiste che alcune misure devono essere adottate per diminuire la capacità dell’Iran di schiacciare una tale rivoluzione (pagg. 109-110):
“Di conseguenza, se gli Stati Uniti perseguono questa politica, Washington deve prendere questa possibilità in considerazione. Aggiungendo alcuni requisiti molto importanti alla lista: o la linea politica deve includere dei metodi per indebolire l’esercito iraniano, o per indebolire la volontà dei leader del regime a fare appello ai militari, oppure gli Stati Uniti devono essere pronti ad intervenire per sconfiggerli”.
Uno degli autori di “Quale percorso per la Persia?“; Daniel Byman, globalista della RAND e sbianchettatore della Commissione sul 9/11, è stato molto chiaro, recentemente, per quanto riguarda la Libia. In un pezzo scritto su Slate intitolato “le cose potrebbero andare molto peggio in Libia“, Byman conclude dicendo che la massiccia invasione della Libia “non ci sarà“. Piuttosto, suggerisce che gli Stati Uniti “organizzino l’opposizione a Gheddafi, favorendo un ampio fronte politico e invitando i leader militari a dichiarare il loro sostegno.”
Si scopre, secondo gli archivi della Library of Congress Federal Research Division, che la NFSL di Sahad aveva tentato di rovesciare violentemente Gheddafi nel 1984. Il documento della Library of Congress prosegue spiegando che “secondo varie fonti, la Central Intelligence Agency [CIA] degli Stati Uniti ha addestrato e sostenuto” il NFSL prima e dopo il fallito colpo di stato. Con questa storia alle spalle, è altamente improbabile che gli strateghi statunitensi ingenuamente aspettassero una “Rivoluzione di velluto” in Libia, e molto probabilmente hanno modificato i piani del 1984 per rovesciare Gheddafi con i ribelli armati.
Mentre il presidente Obama, senza vergogna, mente al mondo affermando l’estraneità degli Stati Uniti nelle interferenze alla sovranità della Libia, sembra che il NFSL abbia una lunga storia di sostegno e direzione dagli Stati Uniti, più evidente con il leader del NFSL che attualmente opera a Washington DC. Sembra anche che il NFSL sia già stato armato fino ai denti e conduca una campagna militare contro Gheddafi, sullo sfondo dell’instabilità regionale alimentata dagli USA. Anche Gheddafi stesso ha accusato l’Occidente di armare il NFSL, in questa ultima tornata di agitazioni libiche.
L’improbabile narrazione del propagandista della BBC, Jon Leyne, afferma che le forze di sicurezza di Gheddafi sono state dapprima sopraffatte dai manifestanti disarmati, nel centro di Banghazi, poi quasi a 10 km a est, al Benina International Airport e in una vicina base dell’esercito; ciò sfida la realtà. Queste affermazioni sono certamente impossibili da verificare e ricordano i rapporti volutamente ingannevoli sulla “Russia che invade la Georgia” del 2008, quando, in realtà, le truppe georgiane attrezzate dagli Stati Uniti accesero il conflitto per volontà del presidente Mikhail Saakashvili, istruito dagli USA (e finanziato dal Edmund S. Muskie Graduate Fellowship del Dipartimento di Stato statunitense), che giunse al potere nel 2003 con la “Rivoluzione delle Rose” sostenuta sempre dagli Stati Uniti.
La BBC continua la sua campagna di infondati e non verificati reportage, per giustificare l’attuale insurrezione armata sostenuta dagli USA in Libia. Attua misure straordinarie per travisare il golpe in Libia in rivolta spontanea stimolata dalle proteste tunisine ed egiziane, a prescindere dal coinvolgimento premeditato e palese di Ibrahim Sahad. La BBC e altri arnesi della propaganda cercano anche di creare un caso affinché gli Stati Uniti o, eventualmente, la NATO intervengano, se gli uomini di Sahad venissero sconfitti ancora una volta.
Con una situazione disperata dell’economia degli Stati Uniti e la prospettiva che questo sforzo per destabilizzare la Libia fallisca, spingendo altre nazioni, che rischiano un destino simile, a reagire, si ha che fare con null’altro che una mossa azzardata degli anglo-statunitensi.
Elliot Abrams, (CFR, PNAC) ha di recente, pubblicamente e personalmente minacciato Gheddafi e il suo capo dell’intelligence, che avrebbero subito la “stessa sorte di Saddam Hussein“, qualora qualche statunitense venisse attaccato in conseguenza delle severe minacce degli Stati Uniti contro la Libia. Che egli intendesse il processo farsa e l’impiccagione di Saddam, o la decimazione del suo paese e la morte di un milione di iracheni, sulla base della frode e della menzogna, i lettori non possono esserne certi. Ciò che è certo, è il prezzo elevato che la Libia pagherà, indipendentemente dal fatto che difenda la propria sovranità o si pieghi al degenerato ordine mondiale unipolare anglo-statunitense.
Traduzione di Alessandro Lattanzio